La mucosa gastrica è uno strato molto sottile di proteine specifiche, che ricoprono la parete gastrica allo scopo di proteggerne le cellule dalle sostanze acide che si riversano nello stomaco durante i processi digestivi.

Il ruolo della mucosa è molto importante perché consente all’organismo di abbassare il pH dello stomaco per digerire il cibo senza che l’epitelio gastrico sia intaccato.

Cos’è la gastrite?

Proprio per via della notevole acidità che si sviluppa quando mangiamo, le proteine che compongono lo strato mucoso hanno una vita breve e devono essere “sostituite” ogni 48 ore circa.

Quando questo non avviene, la parete gastrica si può infiammare, dando luogo alla condizione che prende il nome di gastrite.

La gastrite non è propriamente una malattia: può essere infatti determinata da vari fattori, fra i quali patologie come le infezioni da Helycobacter Pilori, il morbo di Crohn ed altre malattie autoimmuni.

Fattori di rischio importanti per la gastrite sono però anche il consumo eccessivo di alcool, il fumo di sigaretta, l’assunzione di cocaina o l’utilizzo per periodi prolungati di farmaci come gli antinfiammatori non steroidei (FANS).

Come si riconosce?

Il sintomo più comune è il bruciore allo stomaco (pirosi gastrica), che può accompagnarsi a sensazione di indigestione, inappetenza, diarrea, crampi addominali, flatulenza, meteorismo, alitosi e vomito.

È stato calcolato che questa condizione colpisca la maggior parte delle persone almeno una volta nell’arco della loro vita: episodi isolati di gastrite (in forma acuta, che scompaiono quindi entro 24-48 ore) sono comuni e possono essere dovuti ad un’alimentazione scorretta o ad eccessi di cibi grassi, piccanti o di alcool.

Se la gastrite ha invece una dimensione cronica e si manifesta quindi per periodi prolungati di tempo, il discorso è differente.

In questo caso, i sintomi possono anche non manifestarsi o comunque non essere semplici da interpretare: quasi sempre sono presenti inappetenza e dimagrimento, che scompaiono non appena la condizione viene risolta ma gli altri sintomi possono essere lievi o addirittura assenti.

La gastrite in forma acuta può determinare seri danni solo se ha una componente erosiva, quindi se riesce ad intaccare fisicamente il rivestimento dello stomaco, provocando erosione o lesioni importanti come le ulcere peptiche.

Per fortuna questo evento non è comune e, in soggetti sani, è di solito legato all’ingestione di sostanze altamente corrosive (come per esempio la cocaina) o di quantità eccessive di alcool.

La perdita di sangue è comunque un fattore che non indica una buona prognosi; la condizione generale delle mucose può essere facilmente verificata attraverso una gastroscopia.

Nella sua forma cronica, oltre al problema dell’erosione delle mucose la gastrite può avere altre conseguenze serie, specialmente se è trascurata o non è trattata in modo appropriato: può infatti essere un importante fattore di rischio per alcuni tumori dell’apparato digerente (stomaco, esofago, ecc.) e portare a perforazioni o stenosi, eventi dolorosi che possono compromettere la funzionalità digestiva.

Come si effettua la diagnosi?

gastrite-rimedi

Una volta ipotizzata la diagnosi di gastrite, il gastroenterologo prescriverà degli esami per verificare la correttezza dell’ipotesi e gli eventuali danni causati dalla condizione

Le indagini più comuni in questo caso sono:

  • gastroscopia: permette di verificare le condizioni delle mucose direttamente attraverso le immagini dell’interno dello stomaco, ci consente di effettuare prelievi bioptici per lo studio microscopico dandoci così la possibilità di evidenziare l’eventuale presenza di H.Pylori, di una gastrite atrofica, di una metaplasia o di una possibile neoplasia;
  • esami del sangue e delle feci: sono in grado di evidenziare sanguinamenti recenti e l’eventuale presenza dell’Helicobacter Pilori all’interno dello stomaco;
  • radiografia ed ecografia: possono essere utili per evidenziare eventuali problemi dello apparato digerente e completare una panoramica delle sue condizioni.

Come si cura la gastrite?

La gastrite, come abbiamo detto, è una condizione associata a diverse patologie e comportamenti.

Per risolverla deve quindi essere trattato il problema che sta alla sua base. Nei casi delle gastriti acute spesso è sufficiente eliminare le cause scatenanti, facendo attenzione all’alimentazione limitando o eliminando il consumo di alcool, eliminando le abitudini dannose come il consumo di droghe e l’abuso di antinfiammatori steroidei e non.

Molto spesso il problema scompare nel giro di pochi giorni.

La gastrite cronica necessita invece di un programma di trattamento più strutturato, elaborato da un medico specializzato, che preveda di prendere seri provvedimenti sulle cause (qualunque esse siano), ma anche su dieta, stile di vita ed abitudini.

È importante infatti intervenire su tutti i fattori che possono favorire questa condizione, sia per risolverla che per scongiurare eventuali ricadute, che purtroppo sono piuttosto comuni.

I farmaci che con maggior frequenza vengono utilizzati sono i cosiddetti inibitori di pompa protonica (esomeprazolo, pantoprazolo, omeprazolo ecc,), gli antiacidi (sali di magnesio e alluminio, magaldrato, ranitidina) o anche i protettori della mucosa gastrica (sucralfato).

Qualora poi venga dimostrata la presenza e l’infezione da Helicobacter Pylori bisognerà passare alla sua eradicazione con uno schema che prevede l’uso di una amoxicillina ed un macrolide (claritromicina), sostituito in caso di resistenza da bismuto e tetraciclina.

In alcuni casi possibile anche associare metronidazole.